Come abbiamo anticipato, la bioetica in Italia ha acceso un burrascoso dibattito tra due tradizioni di pensiero contrapposte, una portatrice di una visione religiosa della vita e l’altra di una visione laica.
Molto energica in proposito è stata la presa di posizione della Chiesa cattolica. Tra tutti i cattolici che si sono occupati di bioetica segnaliamo in particolare Elio Sgreccia (nella foto), autore di un testo fondamentale sull’argomento: Bioetica. Manuale per medici e biologi.
Nel primo capitolo del libro l’autore affronta le questioni teoriche e filosofiche della bioetica e rintraccia le origini storico-sociali della disciplina.
La bioetica come disciplina, secondo Sgreccia, risale al processo di Norimberga, in cui i medici coinvolti negli esperimenti sugli esseri umani prigionieri nei campi di concentramento, furono giudicati colpevoli. Infatti, la sentenza della Corte – il cosiddetto “Codice di Norimberga” - è considerata il primo documento della bioetica.
Effettivamente, le sperimentazioni biomediche e biogenetiche sulle vittime dell’Olocausto rappresentano il primo tentativo di intervento artificiale nei processi della vita che ha tentato di infrangere per la prima volta l’ordine finalistico secondo il quale ogni essere vivente ha un suo specifico scopo o fine.
Per i cattolici quest’ordine è dato una volta per tutte da Dio, che ha messo l’uomo al centro del creato sottolineandone la dignità e l’intangibilità. Partendo da questo presupposto, Sgreccia ritiene che il compito fondamentale della bioetica è quello di tutelare proprio l’intangibilità dell’uomo, erigendo una “frontiera etica al progresso scientifico”.La prospettiva filosofica dei cattolici, alla quale si rifanno gli scritti di Sgreccia, e quella del “personalismo ontologico” di tipo tomistico-aristotelico secondo cui “l’uomo viene considerato nel suo “essere” e nel suo valore ontologico, per quello che è, e viene difeso da ogni potere di strumentalizzazione e da ogni ideologia” [Sgreccia, 1986]
Molto energica in proposito è stata la presa di posizione della Chiesa cattolica. Tra tutti i cattolici che si sono occupati di bioetica segnaliamo in particolare Elio Sgreccia (nella foto), autore di un testo fondamentale sull’argomento: Bioetica. Manuale per medici e biologi.
Nel primo capitolo del libro l’autore affronta le questioni teoriche e filosofiche della bioetica e rintraccia le origini storico-sociali della disciplina.
La bioetica come disciplina, secondo Sgreccia, risale al processo di Norimberga, in cui i medici coinvolti negli esperimenti sugli esseri umani prigionieri nei campi di concentramento, furono giudicati colpevoli. Infatti, la sentenza della Corte – il cosiddetto “Codice di Norimberga” - è considerata il primo documento della bioetica.
Effettivamente, le sperimentazioni biomediche e biogenetiche sulle vittime dell’Olocausto rappresentano il primo tentativo di intervento artificiale nei processi della vita che ha tentato di infrangere per la prima volta l’ordine finalistico secondo il quale ogni essere vivente ha un suo specifico scopo o fine.
Per i cattolici quest’ordine è dato una volta per tutte da Dio, che ha messo l’uomo al centro del creato sottolineandone la dignità e l’intangibilità. Partendo da questo presupposto, Sgreccia ritiene che il compito fondamentale della bioetica è quello di tutelare proprio l’intangibilità dell’uomo, erigendo una “frontiera etica al progresso scientifico”.La prospettiva filosofica dei cattolici, alla quale si rifanno gli scritti di Sgreccia, e quella del “personalismo ontologico” di tipo tomistico-aristotelico secondo cui “l’uomo viene considerato nel suo “essere” e nel suo valore ontologico, per quello che è, e viene difeso da ogni potere di strumentalizzazione e da ogni ideologia” [Sgreccia, 1986]
Risorse:
- Il concetto di persona nel pensiero personalista-ontologico (articolo di Vittorio Possenti Ordinario di Filosofia Morale all'Università di Venezia e membro del Comitato Nazionale di Bioetica)
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